Lo sciopero proclamato dalle associazioni sindacali dei Dottori Commercialisti, nelle giornate del 30 settembre e 1° ottobre, riguardante anche l’astensione dalle udienze tributarie fino al 7 ottobre, arriva al termine di un percorso accidentato e confuso, nel quale i professionisti hanno dovuto misurarsi con un ennesimo e notevole esempio di inefficienza amministrativa.
Nelle sue sette versioni, il software per il calcolo degli Indici Sintetici di Affidabilità fiscale (Isa) ha mostrato una inadeguatezza a dir poco imbarazzante e ha tenuto in scacco, tra rinvii e proroghe, un’intera classe di consulenti e i loro clienti-imprenditori. Tutto questo, nel disprezzo del dettato dello Statuto del Contribuente e dei termini imposti dal DL 50/17, in nome di superiori e prioritarie esigenze di gettito.
Nel suo ruolo di soggetto valorizzatore dell’opera e del ruolo dei dottori commercialisti, l’Accademia intende lamentare, ancora una volta, la distanza tra amministrazione finanziaria e mondo delle imprese. Un’amministrazione finanziaria che, lo dimostrano le vicende di questi mesi, tiene in nessun conto il parere critico di diversi Garanti del Contribuente sullo strumento fiscale.
In questi giorni, il premier Conte ha auspicato la nascita di un nuovo “patto” tra fisco e imprenditori, nella lotta all’evasione. I professionisti sono pronti a ogni collaborazione in questa direzione: ma ci si domanda se lo Stato sia consapevole del fatto che il primo soggetto a non essere affidabile è esso stesso.
Pur non rinunciando a una promozione del dialogo, l’Accademia supporta le ragioni dell’agitazione che si terrà nei prossimi giorni, nella legittimità e nel merito.
Il Consiglio Direttivo