Riconoscimento sociale e rispetto del valore della professione

Nel corso degli anni la percezione della professione ha subito cambiamenti notevoli. Occorre innalzare un argine forte e autorevole per ripristinare il giusto riconoscimento sociale e per il rispetto pieno del valore della professione.
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Nel corso degli ultimi anni non ci sono mai state battaglie serie e motivate volte a salvaguardare la categoria professionale dei Dottori Commercialisti e dei Ragionieri Contabili. Forse è prevalso ancora una volta il nostro spirito individualista? Certamente l’incapacità di fare rete ha impedito e sta impedendo alla nostra professione di essere riconosciuta e avere visibilità a livello locale e nazionale.

Nonostante la scarsa visibilità e stima soprattutto da parte dei nostri clienti, siamo i primi ad essere chiamati per la risoluzione di mille casistiche, dimostrando affidabilità, competenza, professionalità ma al contrario siamo gli ultimi nel pagamento delle nostre competenze.

È indubbio che il lavoro nobiliti l’uomo. Tuttavia, il nostro lavoro, più che nobilitarci, ci sta debilitando e riduce l’entusiasmo di numerosi professionisti che praticano la professione con serietà ed entusiasmo.

Purtroppo, abbiamo consentito anche a chi è poco serio di poter svolgere un lavoro frutto di un percorso formativo e manageriale di primissimo ordine, che però diventa importante solo all’interno dei confini nazionali.

La digitalizzazione, strumento importante per poter snellire il lavoro, si è rivelata essere una morsa che ha incrementato il lavoro sino a farlo sparire, da qui a poco, del tutto. La categoria si è resa complice di un processo di verifica e controllo senza precedenti che se da un lato consentirà all’amministrazione finanziaria di poter sfruttare le nostre risorse personali e professionali in maniera totalmente gratuita, dall’altra parte porterà, così come in parte sta accadendo ora, ad un superamento del nostro ruolo e della nostra figura.

Questo perché siamo più preoccupati a stare dietro alle tante scadenze piuttosto che scendere a scioperare o sederci ai tavoli tecnici per spiegare le nostre ragioni.

Se da una parte siamo credibili, dall’altra siamo costretti a far fronte ad adempimenti burocratici quali antiriciclaggio e privacy. Chi ci deve rappresentare? L’appartenenza ad un Ordine ed il conseguente superamento di un esame di Stato non sono di per sé strumenti per poter dimostrare il nostro grado di affidabilità e di “onorabilità morale e professionale”?

DOBBIAMO riappropriarci di quell’autorevolezza avuta in passato, questo può avvenire solo ed esclusivamente con campagne di marketing e sensibilizzazione mirate a far emergere le nostre competenze ma soprattutto i rischi ai quali i contribuenti andrebbero incontro con l’affidamento dei loro interessi a persone poco preparate.

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